NiemanLab ha chiesto a diversi esperti, giornalisti, blogger di fare la loro previsione per il 2012. Ecco una sintesi delle risposte. Di Fabio Chiusi
Nicholas Carr: 2012 will bring the appification of media
Versioning, the software business standby, is making its way into journalism’s business practices.
Per Nicholas Carr il 2012 sarà l’anno dell’«appification», cioè della trasformazione in applicazione di contenuti come riviste, libri, giochi, musica, show televisivi. E giornali, naturalmente. Il processo è già in corso, sostiene Carr, ma nei prossimi dodici mesi diverrà «il fattore più importante» per «ridisegnare» il mondo dell’informazione. Come? Con la conseguenza immediata dell’«appification»: una maggiore propensione a pagare per le notizie, dato che pagare per i contenuti (contrariamente a quanto avviene nel world wide web) è la normalità nel mondo delle app. Il modello è il cosiddetto «versioning» dell’economista Hal Varian: «l’appification», spiega Carr, «fornisce l’opportunità di creare molte più versioni dello stesso prodotto di informazione e venderlo a prezzi differenti a diversi insiemi di clienti». I profeti del ‘tutto gratis’, insomma, dovranno ricredersi. Non una panacea per i problemi di sostenibilità economica dei media, ma di certo una buona notizia, conclude Carr.
Dave Winer: We need to improve tech criticism. Here’s how.
Culture and technology have an interwoven future; we need a tech press, the web pioneer argues, that can do justice to both.
Basta al mito del lupo solitario: «il software è un processo», e richiede un lavoro di squadra, proprio come serie tv come Breaking Bad e Dexter. Il contributo del pioniere del web Dave Winer al dibattito su ciò che sarà del giornalismo nel 2012 è un appello a migliorare la critica della tecnologia. «C’è poca comprensione di come lavoriamo», come creatori e come utenti, scrive Winer. Serve invece un giornalismo che, come per la critica letteraria, musicale o cinematografica, faccia capire l’intreccio – crescente, sottolinea Winer – tra tecnologia e cultura.
Carrie Brown Smith: The social media bubble may burst, and more predictions for 2012
From local TV to journalism co-ops, 2012 may be a banner year for the local news ecosystem.
«Il 2012 vedrà crescere il divario tra redazioni capaci di innovare e non», scrive la docente di giornalismo Carrie Brown-Smith. Le prime riusciranno sempre meglio a integrare le funzioni ‘tradizionali’ con le potenzialità offerte dai nuovi media (tra loro potrebbero esserci le tv locali, suggerisce Brown-Smith); le seconde, riducendo lo staff ‘digitale’, rischiano di mancare il bersaglio. Ma il 2012 potrebbe anche essere l’anno dello «scoppio della bolla dei social media»: il pubblico di Twitter ormai è talmente vasto, per esempio, che «molti early adopter come la sottoscritta affermano che il loro tasso di risposte, retweet e click è diminuito nel tempo». Più in generale, il problema per le redazioni è capire come selezionare, nella marea incessante dei contenuti, quelli meritevoli di attenzione – e come interagire in maniera appropriata e costante con i propri lettori e colleghi.
Martin Langeveld: A look back at my 2011 predictions, along with a fresh batch for 2012
Keeping Martin Honest: the 2012 edition.
Martin Langeveld, da 13 anni nel business dei quotidiani, fa il punto sulle sue previsioni per il 2011 e sfrutta l’auto-critica per avanzarne di nuove per l’anno venturo. Un tema riguarda la personalizzazione della fruizione delle notizie, per esempio integrando smartphone, tablet e le preferenze dell’utente: resta ancora il «Santo Graal» del giornalismo, ma la direzione in cui ci stiamo muovendo è quella, scrive Langeveld. Che prevede inoltre entrate in crescita per le testate online (dal +7% del primo trimestre 2012 al +13% dell’ultimo), mentre per quanto riguarda la circolazione dei quotidiani ci sarà un caduta verticale delle vendite delle copie cartacee, accompagnata tuttavia da un aumento della fruizione di sistemi a pagamento via tablet. «I giornali senza solide strategie digitali non sopravviveranno», conclude Langeveld.
Dan Gillmor: 2012 will be the year of the content-controller oligopoly
The forces that seek to control the free flow of information are bigger than ever, the blogging pioneer argues — and a direct threat to journalism and innovation.
Il tema del 2012 è il «controllo», scrive il docente di giornalismo Dan Gillmor. «Ci stiamo muovendo rapidamente dall’era dell’oligopolio (cioè un dominio di pochi) dei fornitori dei contenuti a un oligopolio dei controllori dei contenuti», attacca Gillmore, prima di elencare sei «choke points», strozzature, che compongono uno scenario in cui l’intervento governativo e poche aziende possono influenzare profondamente la professione giornalistica. Google, per esempio, può decidere «chi è visibile»; la ‘Net Neutrality’, nelle mani dei monopoli della trasmissione dei dati via cavo o telefono, è a rischio; Apple può censurare indiscriminatamente contenuti sulle proprie piattaforme (chiuse); il «cartello del copyright», con la scusa di proteggere le opere dell’ingegno, stanno mettendo a repentaglio la libera espressione in Rete (si veda il caso della SOPA). Poi ci sono i ripetuti attacchi subiti da WikiLeaks, anche da parte dell’amministrazione Obama. E non solo: «I giornalisti americani non si sono resi conto che il loro mancato appoggio a WikiLeaks è un mancato appoggio a loro stessi», conclude Gillmor.
Robert Hernandez: For journalism’s future, the killer app is credibility
If I can trust you to tell me what’s going on, then I don’t care if you work out of a newsroom or out of your garage.
A Robert Hernandez, docente alla Usc Annenberg, non piace fare previsioni. Tuttavia la fine dell’anno è l’occasione per esprimere un desiderio: che alla ‘monarchia’ dei contenuti (il Re) e della distribuzione (la Regina) si accompagni il «Principe» (o «Duca», poco importa) della credibilità. Visto che oramai la coppia regnante è alla portata di tutti, prosegue Hernandez, «predico – e mi auguro – che nel 2012 il nuovo fattore dominante sarà la credibilità. La credibilità guadagnata, in realtà». Non solo: «predico – spero – che l’anno ventura i singoli giornalisti saranno valutati più delle organizzazioni che li distribuiscono». Perché «vogliamo giornalismo di cui poterci fidare. E per farlo abbiamo bisogno di giornalisti fidati».
Emily Bell: 2012 will be a year of expanded “network sensibility”
As the fourth estate goes digital, Columbia’s Tow Center director argues, it will question its reliance on third-party platforms.
I social media non sono più un involucro con cui abbellire e avvolgere di un manto 2.0 le notizie, ma fanno parte del processo stesso di creazione della notizia, scrive il direttore del Tow Center della Columbia, Emily Bell. Pur conscia che le profezie nel giornalismo non servono a nulla, Bell afferma che la familiarità con questo concetto non potrà che aumentare, nel 2012. Con un caveat: l’informazione si appoggia sempre più spesso su piattaforme commerciali di terze parti come Google, Facebook e Twitter. Organizzazioni «che non hanno il giornalismo come loro core business», sottolinea Bell, affermando che le conseguenze di questo dato di fatto sono ancora tutte da esplorare e «nel lungo termine dovranno essere affrontate». La questione è tutt’altro che secondaria, dato che – scrive – riguarda la privacy degli utenti, la protezione delle fonti, l’archiviazione delle notizie. «I giornalisti sono sempre stati molto abili nelle storie e nei progetti, ma pessimi nel pensare alle piattaforme», commenta. Questo dovrà cambiare al più presto, conclude Bell: tramite l’educazione, ma anche facendo dei reporter anche degli ingegneri. O viceversa.
Paul Bradshaw: Collaboration! Data! 2012 will see news outlets turning talk into action
Also: Say goodbye to the homepage as we know it. The future is streaming.
Per l’autore del Manuale del giornalismo online, Paul Bradshaw, il 2012 sarà l’anno in cui diremo addio alle homepage così come le conosciamo. La continua rincorsa alla notizia in tempo reale, infatti, porterà le testate a presentare le loro notizie sempre più nella forma dello streaming, come dimostrato dal successo del ‘liveblogging’ nell’anno appena trascorso. Il motto, aggiunge Bradshaw, non sarà più «Content is king», ma «Collaboration is king». Un’ulteriore profezia riguarda il ‘data journalism’: nel 2011 se ne è molto parlato, e si sono registrati i primi esperimenti. Nel 2012 molti altri giornali (ma anche i magazine) passeranno ai fatti.
Burt Herman: In the coming year, social media journalists will #Occupythenews
In the real-time news cycle, social media can — and should — be about much more than conversation.
Il 2012 sarà l’anno della maturità, per i social media e per il modo in cui si integrano nella professione giornalistica. Ne è convinto il co-fondatore di Storify, Burt Herman. Che immagina un ciclo dell’informazione in cui i lettori hanno un ruolo nella formazione delle notizie, le redazioni intervengono per aggiungervi la loro professionalità appoggiandosi a una pluralità di fonti (da un Livestream a una foto su Instagram, passando per una domanda su Quora) e infine le storie così createsi ritornano ai lettori. È il «nuovo ciclo in tempo reale», scrive Herman. Nell’era in cui il Pulitzer è assegnato anche sulla base dell’abilità di raccontare gli eventi mentre accadono tramite i social network e del ‘Manifestante’ persona dell’anno su Time, «sta alla nuova generazione di social-giornalisti ‘occupare le news’ (#occupythenews)». Ricordando che «dobbiamo allargare i confini di come si possano utilizzare i social media». Dove si celano, spesso, storie che un buon giornalista non si può lasciar sfuggire. Per questo bisogna essere in grado di ‘occuparli’ con storie e commenti ragionati sull’attualità, senza lasciarsi necessariamente andare a battute lapidarie e superficiali.